In questa prima puntata parleremo dell'origine, della mitologia e della ritualità legata alla lophophora williamsii, altrimenti nota come peyote. L'habitat di questo piccolo cactus è circoscritto a una parte del territorio dove scorre il Rio Grande, precisamente dal deserto del Chiuahua nel Messico nord-orientale, al deserto Texano, fino alla città di Corpus Christi. L'avvento dei conquistadores spagnoli nel 1500 portò alla luce l'utilizzo di questa pianta presso Cicimechi, Toltechi e Aztechi, ma non si hanno documentazioni prodotte da queste popolazioni poiché Cortes le distrusse tutte. I Conquistadores e la chiesa cattolica cominciarono a vietarne l'uso, i primi perché erano spaventati dagli effetti euforici che il peyote provocava nei suoi consumatori, i secondi, nel 1620 perché, videro che l'uso che ne veniva fatto era pericolosamente simile a quello dell'ostia eucaristica nelle celebrazioni cattoliche. Ma il vero contatto tra gli Americani-Europei e il peyotl si ebbe nel momento in cui il suo uso si riscontrò negli indiani del Nord America, più precisamente dopo la guerra di secessione.
La più diffusa leggenda sul Peyotl
Disponiamo di una serie di leggende diffuse fra diverse tribù indiane che raccontano in che modo la pianta dal terribile sapore sia stata assaggiata per la prima volta. Molti bianchi sostengono che questo evento si sia verificato allorché qualche membro della tribù, rimasto separato dalla sua gente, e ridotto alla fame, sia stato alla fine spinto, per disperazione a mangiare questo amarissimo cactus.
Le leggende indiane narrano invece che la scoperta sia stata donata a qualcuno che, privo di forze e in fin di vita, udì una voce ordinargli di mangiare la pianta e di portarla anche alla sua tribù, come talismano divino di coraggio e pace.
I Tarahuamari, gli Yaqui e gli Otomi del deserto e delle montagne della Sonora settentrionale sono le popolazioni il cui nome è a noi più noto. E' difficile dire da quale di questi gruppi derivi originariamente la storia, giacchè a tutt'oggi ciascuno di essi la racconta. Deve essere loro pervenuta dal sud, poichè è raccontata dai popoli Aztechi della Grande Vallata Centrale.
La rivelazione venne ad una donna. Si era perduta dalla sua gente. Era rimasta dietro il gruppo di uomini che cacciavano e di donne che raccoglievano radici, e aveva partorito.
Se il gruppo si fosse trovato nel villaggio-base, altre donne avrebbero accudito la madre e l'infante. Ma lei era sola. Tagliò il cordone ombelicale con un coltello di pietra e giacque senza aiuto sotto le fronde di un basso arbusto, osservando gli avvoltoi già radunarsi sopra la sua testa.
Da questa desolazione e terrore, la donna udì levarsi una voce che le parlò. "Mangia la pianta che cresce vicino a te" disse. "Essa è vita e benedizione per te e tutta la tua gente".
Debolmente la donna volse la testa verso la terra. L'unica pianta in vista oltre all'arbusto, era un piccolo cactus, privo di spine e la sua testa era divisa in lobi. La donna strappò il cactus e ne mangiò la testa.
Le forze le ritornarono immediatamente. Sollevò l'infante al seno che stava riempiendosi e lo nutrì. Poi, dopo aver raccolto quanti più cactus potesse trovare e trasportare, si alzò e si mise in cammino.
Qualcosa di meraviglioso doveva guidarla, poichè a sera aveva raggiunto il gruppo della sua gente.
La donna portò le piante allo zio. "Questa è una vera benedizione"disse lo zio dopo aver sentito la storia della donna "Dobbiamo darla a tutta la gente".
Brano tratto dal libro “Peyote” di A. Marriott e C.K. Rachlin, 1971
Altre leggende sul Peyotl
R. ERDOES & A. ORTIZ (cur.), 1989, Miti e leggende degli Indiani d’America, Edizioni Paoline, Milano, pp. 117-121.- la prima differenza sta nella protagonista: non più una donna incinta, ma una vecchia, accompagnata dalla nipotina, che parte alla ricerca di un'erba sacra per salvare la sua gente. Parte di sua spontanea volontà. La ricerca è una necessità e non più una semplicissima rivelazione. Di fondo c'è l'intento di salvare il popolo.
- La voce che parla alla vecchia non è più una voce proveniente dal nulla, in questa leggenda proviene da una figura di un uomo che ondeggia in aria davanti a lei e alla nipotina.
- Il peyote non viene visto solo come una benedizione dagli abitanti del villaggio, ma come una vera e propria cura per i loro mali.
Quindi alle proprietà divine e salvifiche per l'anima, si aggiungono informazioni su capacità curative quasi miracolose del peyotl. Sembra quindi che non tragga vantaggio solo la spiritualità nell'assunzione del peyote ma anche la salute legata al corpo umano, una salute più materiale.
Come vedremo poi, tutta questa salute dell'anima e del corpo è forzatamente legata al rito che accompagna l'assunzione di questo cactus.
Vi invito a leggere questo brano per intero, personalmente lo ritengo molto interessante.
Sempre nel sito troverete altre bellissime leggende che riguardano il peyotl.
Rituale - Le figure chiave
Ora passiamo alla presentazione delle quattro figure più importanti del rituale del peyotl.
L'uomo della Via non è uno stregone. Quello che lui ha è autorità; l'amministrazione è il suo compito. Conosce per esperienza come si deve condurre la cerimonia, conosce tutto quanto avviene nella seduta. Lui è il responsabile del mantenimento della giusta via. Come una lente, lui non produce energia, ma in trasparenza la mette a fuoco e la dirige. Le sue doti sono esperienza, umiltà e chiarezza.
Il compito dell'uomo del Cedro è amorevole. Il fumo di cedro che lui fa sollevare dispensa benedizioni. Spesso dà voce o applica gli ordini dell'Uomo della Via nella conduzione della seduta. Lui è il portavoce nell'ambito della cerimonia.
L'uomo del Fuoco è la forza. Siede dall'altra parte del fuoco di fronte all'Uomo della via, faccia a faccia. Sorveglia la porta, pulisce l'altare e assiste chi ha bisogno. Infaticabile, l'Uomo del Fuoco si occupa di tutte le cose. Quando si formano i carboni del fuoco, lui li spazza e forma un secondo altare. E' su questo che viene sparso l'incenso di cedro.
L'Uomo del Tamburo, infine, sorveglia il battito del cuore della cerimonia.
Rituale - La descrizione
Il rituale ha inizio al tramonto.
Un uomo si muove con un bastone intorno al cerchio formato da tutti i partecipanti al rituale. Tutti toccano il bastone, mentre lui canta e prega a voce alta. E' lui il protagonista del rito, il bastone è come un microfono, per intenderci. Ad un certo punto cede il bastone ad un altro uomo, canta e prega anche lui, poi lo cede ad un altro, e via così. Durante tutto questo, avviene l'assunzione dei bottoni di peyotl. La parte centrale del peyotl, seccata o anche fresca, dipende dallo specifico rituale di ogni tribù. Si canta e si prega tutta la notte.
Un particolare interessante avviene mentre sta sorgendo l'alba. Viene richiesta dall'Uomo della Via la presenza di una donna, chiamata donna del peyote, che porta acqua, granturco, frutta e carne senza ossa, una colazione insomma.
La presenza della donna è importantissima, in quanto rappresenta un richiamo diretto alla leggenda del peyotl.
E' strano come la presenza delle donne nel rituale sia limitata solo alla comunque importante figura della donna del peyotl. Stewart Brandt prova a spiegarlo in questi termini: "Solo di rado una donna afferra il bastone per dire qualcosa, quasi mai per cantare. Una delle opinioni circa questo costume così difficile per i bianchi è che le donne posseggono il sapere, perciò hanno meno da dire."
Dalle conclusioni di Brandt si trae che il vero sapere è raggiungibile solo attraverso l'assunzione del peyotl e che le donne vengono indentificate tutte come detentrici di questo sapere, in linea con la leggenda dell'origine del peyotl che vedeva proprio nella donna la mitica e mistica salvatrice del proprio popolo.
Pare che la sua assunzione non sia una cosa da prendere così alla leggera. Addirittura sembra che il significato della sua assunzione risieda proprio nel fatto di ritualizzarla. Evitando di uscire da quegli schemi della cultura degli indiani che ne fanno uso.
Dalla lettura di questi brani, il peyotl sembra essere la chiave un sapere legato in modo imprescindibile alla sua leggenda e al corrispondente rituale. Banale, direte voi, invece no. E' una delle poche piante che contengono sostanze psicotrope la cui ritualità rimane ancor oggi così fortemente legata alla sua assunzione.
Puntata a cura di Milton per Have a Nice Trip!
Puntata dedicata a Rino, nonno di Ilvia, che oggi è mancato...
Rino ci ha lasciato un insegnamento: nella vita, con l'impegno, la forza di volontà e senza mai perdersi d'animo, si ottiene tutto ciò che si desidera!
Ciao Rino
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